Perché una vita senza carne
"E' vero che l'uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità
supera la loro. Viviamo grazie alla morte di altri. Già in giovane età ho
rinnegato l'abitudine di cibarmi di carne..."
Leonardo da Vinci
Vegetariano
Nonostante l'uomo si sforzi di nascondere a se stesso la verità, la realtà è una sola (e la dimostreremo successivamente): noi non siamo carnivori. Analizzando con scrupolosità il corpo umano e i suoi processi digestivi, non si può che giungere a questa conclusione.
Per dare un'idea dell'ipocrisia dell'uomo e della commedia che
mette in atto per celare la verità, basta ragionare - anche per un solo attimo -
sul modo in cui mangia la carne. L'uomo è costretto a camuffare questo cibo -
non compatibile con il suo organismo - con una infinita quantità di salse e
salsette, non prima di averlo fritto o bollito o invecchiato, e trasformato in
mille modi.
Non si rende conto di essere
ridicolo?
Se davvero l'uomo è un carnivoro (come molti,
anzi moltissimi, credono), perché non mangia la carne come tutti gli altri veri
carnivori, e cioè cruda? Sarebbe opportuno porsi di tanto in tanto questo genere
di domande, senza dare tutto per scontato e senza dare credito alle altrui
opinioni a scatola chiusa.
Molti biologi e fisiologi
sono d'accordo nell'affermare che l'uomo, in realtà, non è fisiologicamente
"costruito" per mangiare carne, e offrono prove estremamente convincenti.
Vediamo quali: la classe dei carnivori ha una struttura fisica predatoria
(artigli, canini sviluppati), intestino breve (solo 3 volte la lunghezza del
tronco) e fortemente acido (10 volte di più di un normale erbivoro); l'intestino
breve, lungo 3 volte il tronco, serve ad evitare una sosta troppo prolungata
della carne ingerita, in quanto essa è facilmente putrescibile. L'intestino
breve, inoltre, è fortemente acido perché deve neutralizzare le sostanze
tossiche carnee.
Vediamo come avviene la digestione
della carne: una volta giunta nello stomaco la carne ha bisogno, per essere
digerita, della secrezione di succhi gastrici ricchissimi di acido idrocloridico.
I carnivori, infatti, secernono grandi quantità di acido
idrocloridrico, atto a sciogliere le ossa. Il tratto intestinale dove avviene
l'ultima parte della digestione, che serve a far passare gli elementi nutrivi
nel sangue, deve per forza di cose essere meno lungo possibile: si deve
considerare, infatti, che il pezzo di carne altro non è che un cadavere in
putrefazione che crea velenosi rifiuti all'interno del corpo. Il carnivoro,
quindi, deve liberarsene il più presto possibile. Il problema, per i non
carnivori, è la lunghezza del tratto intestinale, che a volte è lungo
addirittura 20 volte il tronco. Se i non carnivori mangiassero carne, questa
rimarrebbe nel loro corpo un tempo troppo lungo, avvelenandoli.
Passiamo alla classe degli erbivori: struttura fisica forte ma
non aggressiva, dentatura priva di veri incisivi superiori per addentare frutti,
e canini per dilaniare; intestino lungo sino a 20 volte il tronco, enzima
digestivo capace di trasformare e assimilare la cellulosa delle piante.
Gli erbivori secernono una quantità minima di acido idrocloridrico, non
sufficiente a digerire del tutto la carne.
Poi
c'è la classe degli onnivori, parenti stretti dei carnivori, che
conservano una certa aggressività e sono simili in molte caratteristiche fisiche
ai carnivori; molti, ad esempio, non collocano il cane tra i carnivori, poiché
se nutrito di sola carne esso muore.
Adesso osserviamo l'uomo: struttura fisica non aggressiva, tubo digerente lungo 12 volte la lunghezza del tronco, mandibole deboli e non pronunciate, secrezione salivare idonea (grazie alla ptialina) agli amidi dei cereali, dentatura sviluppata soprattutto negli incisivi per mordere e addentare frutti e nei molari piatti e robusti per macinare semi, stomaco debole e poco acido, che non possiede gli enzimi adatti a neutralizzare le sostanze tossiche prodotte dalla decomposizione della carne; inoltre il suo intestino ha bisogno di stimoli che favoriscano il movimento peristaltico: frutti, cereali ed ortaggi hanno queste capacità, la carne no. L'intestino crasso, inoltre, per ottimizzare la sua funzione deve avere un contenuto acido: i semi, le radici e i frutti lasciano nel crasso residui acidi, mentre le carni lasciano residui alcalini: ammoniaca e basi diverse. Fisiologicamente l'uomo è più simile ai mangiatori di piante e agli animali da pascolo e da foraggio (come le scimmie, gli elefanti e le mucche), che non ai carnivori come tigri e leopardi. I carnivori, ad esempio, non traspirano dalla pelle: la temperatura corporea viene regolata con il respiro accelerato e l'estrusione della lingua. Gli animali vegetariani, invece, sono dotati di pori sudoriferi per eliminare le impurità e regolare la temperatura.
Tutte coincidenze?
I carnivori devono lambire i liquidi (esempio: i gatti), mentre
gli animali vegetariani succhiano i liquidi attraverso i denti, come gli
uomini.
Pare proprio che l'uomo non rientri né nella
classe dei carnivori, né in quella degli onnivori, anzi per alcune
caratteristiche fisiche potrebbe essere accostato ai frugivori (come le
scimmie) ed in modo minore ai granivori (scoiattoli e topi). Vediamo
perché: l'uomo ha una mano pensile come le scimmie e i roditori, atta ad
afferrare e cogliere frutti ed oggetti tondeggianti. Se consideriamo la
placenta, quella umana è discoidale, come quella delle scimmie antropoidi.
Sembra dunque che l'uomo abbia come cibo elettivo i semi, la frutta, la verdura
e gli ortaggi.
Quale conclusione dovremmo dunque trarre
da questa breve analisi scientifica?
Esistono prove evidenti del fatto che gli essere umani non sono adatti a mangiare carne, e chi decide volontariamente di ignorare tali prove, se ne assume tutte le responsabilità.